Il miele naturale è il prodotto della trasformazione, effettuata dalle api, delle secrezioni dei fiori (nettare) e dalle escrezioni di alcuni insetti (melata); viene poi immagazzinato nelle cellette dei favi (alveari) o delle arnie – a seconda che le api siano allo stato brado o in apicoltura.
La qualità del miele alimentare dipende, oltre che dal lavoro delle api e dalle condizioni ambientali (clima, flora ecc), anche da un secondo fattore: l’intervento dell’uomo. Per favorirne la produzione, estrarlo e metterlo a disposizione del consumatore, egli deve infatti eseguire diverse procedure.
Poiché la produzione di miele da api che si nutrono naturalmente non è sempre uguale e, al contrario, risulta fortemente irregolare da un anno all’altro, alcuni apicoltori (coloro che allevano le api) nutrono le api con acqua zuccherata, installando appositi dispenser che funzionano come una sorta di mangiatoia. Ciò, se da un lato migliora la resa globale dell’arnia (casa artificiale costruita dall’uomo in sostituzione all’alveare naturale), dall’altro ne penalizza profumo e sapore.
Per di più, l’uomo interferisce con le caratteristiche organolettiche e gustative dell’alimento anche in molti altri modi come: la manipolazione della flora circostante le arnie, la scelta del periodo di raccolta e il metodo (colatura, centrifugazione ecc), l’eventuale pastorizzazione dell’alimento, le condizioni di lavorazione e di conservazione ecc.
Attenzione! Oggi le api sono considerate animali in via di estinzione. Soffrono terribilmente l’antropizzazione ambientale e, più di tutti, l’utilizzo di insetticidi nell’agricoltura. Tuttavia, essendo gli impollinatori primari, le api consentono la fecondazione delle piante, e senza di esse l’agricoltura rimarrebbe tanto compromessa da divenire insufficiente al sostenimento della popolazione.
Proprietà Nutrizionali
Il miele è un prodotto di origine animale estremamente calorico. Con le sue 300 kcal per 100 g di prodotto, derivanti quasi per intero dagli zuccheri semplici, non è un alimento da sottovalutare per quel che concerne l’aspetto energetico.
In virtù del suo potere edulcorante, molti preferiscono usare il miele rispetto allo zucchero granulare da tavola (saccarosio o fruttosio) per dolcificare ricette e bevande. Gusti a parte, questa scelta può rivelarsi “vantaggiosa” solo mantenendo la stessa porzione, poiché il miele contiene 33 % di calorie in meno rispetto al saccarosio ed al fruttosio granulare. D’altro canto, avendo un potere dolcificante tendenzialmente inferiore (aspetto che comunque può variare in base al tipo di miele, anche del 30%), quasi tutti ne aggiungono più del dovuto vanificando il significato della sostituzione.
Il miele di castagno ha un carico ed un indice glicemico di poco inferiori allo zucchero da tavola, ragion per cui non è consigliabile usarlo in abbondanza nella dieta contro il sovrappeso, il diabete mellito tipo 2 e l’ipertrigliceridemia. Nonostante quello fresco sia dotato anche di proprietà antibatteriche, è comunque da considerare come un alimento favorente la carie dentaria.
Per quanto riguarda i minerali, non ci sono valori degni di nota; qualcuno sostiene che sia apprezzabile il quantitativo di ferro, ma di certo non è paragonabile a quello delle più comuni fonti nutrizionali (carne, pesce, uova). Discreta la concentrazione di alcune vitamine del gruppo B e di vitamina C; è comunque doveroso rammentare che le molecole termolabili, come appunto l’acido ascorbico (vit C), subiscono negativamente l’influsso dell’eventuale pastorizzazione (spesso indispensabile alla commercializzazione).
Il miele è anche ricco di fattori nutrizionali ad azione antibatterica, antinfiammatoria, decongestionante e colagoga, come certi polifenoli ed oli essenziali; questi, uniti al ben noto effetto emolliente dell’alimento, fanno del miele una buona soluzione per il trattamento delle faringiti – soprattutto alcune varietà.